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Sunday, September 18, 2016

Cadillac Ranch Exposed Project. Una Cattedrale Laica Americana.








Ad una ventina di minuti dal centro di Amarillo, Texas, percorrendo la I-40 Ovest per oltre 10 miglia, si arriva all’uscita tra la 60 e la 62, ci si infila sulla strada laterale chiamata Frontage I-40, e non prima di un’inversione di senso di marcia, si fa fermare la macchina davanti ad un cancello simile ad un tornello con una sorta di sistema a doppia entrata. Nel 1973 un uomo di nome Stanley Marsh, definito in più resoconti di stampa “miliardario eccentrico”, contattò il collettivo Ant Farm di stanza a San Francisco e con tre dei principali membri - Chip Lord, Hudson Marquez e Doug Michels, decise di comprare dieci Cadillac prodotte dal 1948 al 1963 e di conficcarle con il muso nel terreno. Le Cadillac sono allineate e disposte secondo la precisa angolazione della Piramide di Cheope, Giza, Egitto. Le macchine si trovano ad una cinquantina di metri dall’entrata, e il breve cammino circondato da delle basse coltivazioni, serve come percorso di avvicinamento alla installazione. Una volta che si è davanti, che ci si mette alla giusta distanza, si ha il quadro completo e si può contemplare questa autentica Cattedrale Laica Americana. Negli Stati Uniti ci sono almeno un altro paio di luoghi che hanno quest’unica, irripetibile specificità (Heidelberg Project a Detroit e Outdoor Desert Art Museum a Joshua Tree), ma il Cadillac Ranch per il suo contesto storico, geografico e sociale, riesce a spingersi ai confini - anche se sono passati oltre quarant’anni, il sito non è più quello originario, le auto-reliquia hanno cambiato svariate volta verniciature e tinte - i confini di quello che veniva chiamato Sogno Americano e che io chiamerei oggi, modo di vivere americano, o modo di pensare americano. Il fatto di averle disposte nell’angolazione stessa della Piramide di Giza non fu arbitrario: se le piramidi erano dei colossali monumenti, delle tombe eterne erette per uomini-dei, con il fine di durare nei millenni, il Ranch è il frutto astratto di quella che è stata la civiltà dominante del mondo nell’ultimo secolo, ed in particolare dell’Occidente. E non è un caso che installazioni di arte all’aperto come i due esempi di Detroit e Joshua Tree (e l’arte di strada con i suoi graffiti etc. a New York & a Los Angeles?), siano presenti sul suolo statunitense e non su quello europeo. Ma il Cadillac Ranch va oltre. La sua metafisicità collima con quella della Rothko Chapel, Houston, una cappella aconfessionale aperta a tutte le religioni fino alle preghiere di chi è privo di qualsiasi senso religioso. Semplicisticamente, qualcuno potrebbe ancora dire che è un non-luogo. Credo che sia esattamente l’opposto, perfino qualcosa di più dell’opposto. Con queste dieci Cadillac sepolte per un terzo nel terreno si è davanti ad una rappresentazione estatica della vita americana, nei suoi connotati fondanti ed essenziali, nei suoi elementi ultimi: la terra delle opportunità con l’estensione, il potere e la crudeltà del territorio su cui si traccia una frontiera ideale, spinta sempre più in là verso un orizzonte che non si vede, che non termina e che quindi non esiste, che non può avere un punto fermo di arrivo ma solo di transizione; la costante ed irrefrenabile propagazione, affermazione e permeazione del capitalismo con le sue distrazioni, le disuguaglianze, le contraddizioni che cadono in sperequazioni ed in ingiustizie; la possibilità di espressione, l'inclinazione al confronto e la convinzione che un sistema più aperto e libero per l’individuo sarà sempre meglio di un altro in cui sono presenti forti limitazioni nel campo dei diritti e delle possibilità economiche; l’idea, vera o meno, che sia una nazione e un popolo sotto la guida di Dio; infine lo stato di critica, la capacità di profonda auto-critica come mezzo di rigenerazione e di rinascita della società stessa. Cadillac Ranch,1974. Amarillo, Texas, USA.







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